Il futuro della Rai potrebbe passare dalla quotazione in Borsa: è l’ipotesi emersa dall’analisi degli ultimi quattro fatturati dell’azienda realizzata per “Corriere Economia” da Stefano Caselli, prorettore dell’Università Bocconi. La quotazione in Borsa sarebbe il solo modo per tornare a investire, internazionalizzarsi, crescere e vendere contenuti editoriali sul web, mantenendo la maggioranza pubblica. Sono tre i punti di forza su cui può fare leva il servizio pubblico italiano: la leadership ritrovata sul mercato tv (40% di share nel 2013), l’offerta diversificata e il patrimonio di marchi e capitale creativo. Di contro, Rai sconta una serie di debolezze, tra cui la struttura organizzativa poco efficiente e poco adatta a competere nel business globale, lo scarso sfruttamento di economie di scala da parte delle tre reti e la percezione comune di un condizionamento politico. Ulteriore punto di debolezza è la scarsità di fonti di ricavo diverse dal canone (le entrate sono cresciute del 4,1%), che conta per il 64% del fatturato contro il 25% della pubblicità e il 10% della voce altri contenuti, che comprende la vendita di diritti. In quattro anni, Rai ha perso 284mln di euro di ricavi (-9,4%), tagliato circa 80mln di euro di investimenti, quasi dimezzato il patrimonio e aumentato l’organico. L’indebitamento netto è aumentato del 185% a 440,9mln, mentre gli investimenti nei programmi hanno subìto una flessione del 14%. Il gruppo è però tornato all’utile con un anno di anticipo e conta un margine lordo in crescita (da 641 a 651mln di euro).
© RIPRODUZIONE RISERVATAIn caso di citazione si prega di citare e linkare tivubiz.it