Le grandi operazioni dei big dei media americani passano anche dai tribunali. Negli Stati Uniti, infatti, due colossi hanno infatti presentato degli esposti per contrastare i rispettivi avversari. Parliamo, in due casi distinti, di WarnerBros. Discovery e Paramount, la prima esclusa dal nuovo accordo sui diritti dell’NBA, la seconda agli inizi del processo di fusione con Skydance Media. A darne notizia in anticipo, Reuters.
WARNERBROS. DISCOVERY NON VA A CANESTRO
Non ha lasciato a nemmeno il tempo di asciugare l’inchiostro sul contratto. WarnerBros. Discovery, insieme a Turner Broadcasting System (la sua divisione sportiva) ha presentato ricorso in tribunale contro NBA e la mancata assegnazione dei diritti di trasmissione del basket. Diritti che il gruppo ha in essere fino alla prossima stagione, mentre le successive (fino al 2036) sono state assegnate a Disney, NBC e Prime Video. Secondo WarnerBros. Discovery, NBA avrebbe violato il contratto con Turner, negando il suo diritto di eguagliare una eventuale proposta commerciale da parte di una terza parte. Amazon, a detta di NBA, ha superato di poco l’offerta di TNT Sports, vincendo i diritti che da quasi quarant’anni erano in capo alla controllata WBD e che quindi fino al 2036 saranno di Prime Video. Turner dichiara invece di avere presentato una pari offerta, ricordando inoltre di aver investito miliardi di dollari per i diritti di distribuzione, cui si affiancano centinai di milioni di dollari nella produzione di contenuti. Secondo quanto riportato da Reuters, WBD teme inoltre il calo degli ascolti e delle vendite degli spazi pubblicitari, essendo il basket americano un contenuto di forte appeal non facilmente sostituibile.
PARAMOUNT, GLI INVESTITORI CONTESTANO LA FUSIONE
Non tutti sembrano aver accolto con favore la (complessa) fusione tra Paramount Global e Skydance. Un investitore di Paramount, Scott Baker, ha presentato ricorso presso la Court of Chancery del Delaware, affermando che l’accordo costerebbe agli azionisti 1,65 miliardi di dollari. Baker afferma che lo scopo principale della fusione sarebbe di incassare l’investimento di Shari Redstone in Paramount con un premio sostanziale, mentre gli altri azionisti riceverebbero un compenso significativamente inferiore. Le azioni di classe B avrebbero infatti un valore pari a 12,23 dollari, quindi gli azionisti perderebbero, a fine transazione, 1,65 miliardi. La fusione, dunque, rappresenterebbe uno svantaggio nei confronti degli azionisti della Classe B, che non riceverebbero una equa quota di benefit al pari di Redstone e National Amusements. Secondo il ricorso, qualcosa di simile era accaduto nel 2019, con la fusione tra Viacom e CBS. Secondo Reuters, altri investitori potrebbero presentare ricorsi simili.
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