Gerry Scotti: il mio servizio al pubblico

Se si dovesse scegliere una parola chiave, per raccontare la sua storia professionale, sarebbe rispetto: per l’azienda Mediaset e per gli spettatori
Gerry Scotti (foto di Valerio Pardi)

Tivù ripropone di seguito una parte dell’intervista a Gerry Scotti, pubblicata sul numero di luglio-agosto

Questa intervista avviene in un momento particolare per Mediaset, ma anche per lei, perché la morte di Silvio  Berlusconi segna inevitabilmente un solco nella storia dell’azienda e nella sua carriera. Che sapore ha la ripresa dopo i giorni di stop e cosa comporta questo punto di svolta? 

Credo che i valori seminati dal fondatore di Mediaset dovranno essere quelli sui quali si costruirà anche la televisione del futuro. Mi rifaccio alle parole che il nostro amministratore delegato, Pier Silvio Berlusconi, ha rivolto ai dipendenti all’indomani del funerale: «Facciamo click e torniamo a essere un’azienda viva, piena di energia e forza, come è stata tutta la sua vita. Da domani torniamo a essere quello che siamo sempre stati». Quindi, quella realtà produttiva che ci ha distinto in questi anni dagli altri per volontà, fermezza e per investimenti, continuerà a esserci. Certo, non è un periodo bellissimo, ma – me lo lasci dire – è sicuramente una ripartenza. Anzi, spesso le ripartenze avvengono proprio dopo un evento traumatico: si ricomincia, quindi, facendo tesoro di tutto ciò che di buono ha caratterizzato gli anni precedenti.

Il suo volto è di famiglia per la stragrande maggioranza degli italiani. Si direbbe, anzi, che la sua è la figura più assimilabile al servizio pubblico di Mediaset.

La ringrazio, è la prima volta che mi viene detto e lo apprezzo molto. Non mi piace la definizione di anchorman; invece, essere identificato come “servizio pubblico” è un bellissimo riconoscimento alla mia fedeltà professionale di questi anni. Questi giorni sanciscono i miei primi 40 anni a Mediaset (l’intervista risale a giugno, ndr.), quando esordii con DeeJay Television: ho sempre lavorato per lo stesso editore e da questo punto di vista potrei essere considerato una rarità.

Lei è uno dei simboli della tv generalista, di cui ha più volte ricordato il buon stato di salute, ma ha anche evidenziato l’esistenza di un gap generazionale. Si è ancora in tempo per colmarlo? Lei sembra aver trovato pure sui social media (con  @loziogerry) quella familiarità che ha con il suo pubblico di Canale 5.

È vero: il gap è innegabile. Le nuove generazioni hanno imboccato una strada che assomiglia molto a una scorciatoia, quasi una superstrada, che è quella dei social media e che per loro è anche una forma di protezione, ma sono convinto che tra loro possa esserci qualche volto nuovo per la televisione. @loziogerry è un progetto nato con tutta l’umiltà del caso, ma che sta dando soddisfazioni. Ho avuto modo di incontrare i creator che ritengo più curiosi, creativi e talentuosi e sto realizzando con loro una serie di interviste destinate ai miei canali Instagram e TikTok e conto di trovare – tra queste ragazze e ragazzi – volti che possano diventare la nuova generazione. Non dico un nuovo Scotti, ma nuovi talenti con la loro identità specifica. Spero davvero di intercettare qualcuno che un giorno possa essere intervistato da una rivista specializzata come Tivù .

Abbiamo già ribadito che la tv “tradizionale” sta bene, ma è anche vero che la nuova generazione approccia la visione in modi diversi. E ci sono appuntamenti, come il preserale, che sono tipici della tv generalista: continueranno nella struttura di oggi o vede un’evoluzione?

Credo che questo sarà proprio uno dei punti cardine della “terza” fase della tv generalista commerciale e quindi di Mediaset. Ecco, una delle sue caratteristiche sarà proprio il grande rispetto per quelle fasce che abbiamo letteralmente inventato: la tv del mattino, quella familiare del mezzogiorno o del primo pomeriggio. Il preserale resta il collante tra le famiglie e dobbiamo avere il massimo rispetto per questa forma di televisione: se puoi vederti un film o una serie ovunque e in qualsiasi momento, un appuntamento come il preserale pensato, fatto, realizzato e studiato proprio come momento condiviso, avrà sempre ragione di essere anche nel prossimo futuro. (di Eliana Corti)

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