In occasione dell’uscita del XX Rapporto ITMedia Consulting, Video on Demand in Europe: 2024-2027 – Lights and Shadows in Streamland, riportiamo uno stralcio dell’intervista ad Augusto Preta, fondatore e amministratore unico della società di ricerca, che ha anticipato su Tivù di luglio/agosto i temi caldi del nuovo rapporto
DOMANDA: Quali sono le previsioni sul mercato Vod in Europa da qui al 2027 in termini di giro d’affari? RISPOSTA: Prevediamo un’ulteriore crescita dello streaming video nei prossimi anni. Il totale Vod in Europa occidentale raggiungerà la consistente cifra di 25 miliardi di euro a fine 2024 e supererà la barriera dei 30 miliardi, con una crescita media annua superiore al 7%. L’Avod rappresenta la componente a maggior crescita, passando dal 34% del 2024 al 42% del 2027 dei ricavi totali. In questa tipologia di ricavi sono compresi sia i servizi puri Avod, che i servizi vod a pagamento ibridi, quali quelli lanciati da tutti i protagonisti dello Svod come Netflix, Disney+ &co. In sostanza, mentre la componente abbonamenti rimane pressoché stabile e non contribuisce più alla crescita, aumentano i ricavi da pubblicità che fanno crescere l’intero settore. Il Regno Unito e la Germania, che rappresentano insieme quasi il 50% del totale mercato europeo, continuano a essere i mercati guida e mantengono questo ruolo propulsivo anche nel nascente settore dell’Avod.
D: In questo contesto, come si posiziona l’Italia? R: Il mercato italiano si sta progressivamente allineando a quello spagnolo e quello francese (tutti nella fascia tra il 10% e il 15% del totale Vod in Europa), anche se ancora distanti dai valori dei due principali mercati. Se si esclude lo sport, i tre principali attori internazionali – Netflix, Prime Video e Disney+ – valgono oltre il 75% del mercato italiano e già a fine 2024 saranno circa 18 milioni coloro che saranno abbonati a servizi streaming premium o ibridi, sostenuti dalla pubblicità. A questi si aggiungeranno coloro che invece passeranno a offerte solo “gratuite” (dunque finanziate dalla pubblicità), in forte crescita, nonostante una partenza molto più ritardata rispetto ai Paesi leader.
D: Ci sono dei passaggi della “trasformazione digitale” che in questo momento stiamo sottovalutando e che sono invece destinati ad avere un forte impatto? R: Quello più rilevante è la necessità di non ragionare più in termini di settori separati, ma di ecosistema. Netflix è stato tra i primi a cercare di rispondere alla contrazione degli abbonamenti alla fine del 2022, con la stretta sulla condivisione degli account e il lancio delle offerte con la pubblicità, che hanno contribuito al cambiamento del modello di business e alle nuove pratiche di consumo. Il consumatore ha infatti iniziato a ridurre il numero dei servizi Svod, abbandonando (churn) l’abbonamento ad almeno una parte degli operatori, contraendo così il fenomeno del multihoming, cioè del numero di servizi Svod a disposizione di ogni abitazione, che aveva caratterizzato in precedenza lo sviluppo del settore. Al contempo, i consumatori hanno spostato l’attenzione verso i servizi online finanziati dalla pubblicità, Avod, come quelli di altri operatori globali o appunto sui servizi “ibridi” dove l’accettazione della pubblicità comporta una riduzione del prezzo di abbonamento. In questo modo, si amplia la concorrenza diretta con lo Svod e la pay tv, ma anche con la tv in chiaro, mentre sulla pubblicità online si trasferiscono nuove ulteriori risorse, che andranno a competere con quelle della televisione lineare in chiaro (Mediaset, Rai), in cui anche Netflix diventa un protagonista sempre più importante.
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