Gli obiettivi dell’AI Act sono stati traditi. A dirlo è un nutrito gruppo di associazioni rappresentanti dei settori creativi e culturali ed europei (autori, performer, editori, produttori e organizzazioni titolari di diritti), che hanno firmato una dichiarazione congiunta chiedendo alla Commissione Europea di rivedere l’implementazione dell’AI Act, chiedendo inoltre il supporto del Parlamento Europeo e degli Stati Membri.
LE LINEE GUIDA PER I MODELLI DI IA
Il 2 agosto entrano in vigore le linee guida per i provider di modelli di intelligenza artificiale per finalità generali (general-purpose AI models), come ChatGPT, Deep Seek e Dall-E. Per esempio, sono introdotti criteri per valutare quando un modello di IA è considerato “di finalità generale” o in quali condizioni i modelli aperti sono esenti da determinati obblighi. I rappresentati degli autori e dei creativi si erano già espressi contro la precedente bozza del testo. Tali linee guida, pubblicati sul sito della Commissione Europea, sono disponibili anche qui:
OBIETTIVI TRADITI
Secondo i firmatari del documento tali linee guida avrebbero di fatto reso vano l’articolo 53 dell’AI Act scritto per «Facilitare i detentori di copyright e relativi diritti a esercitare e rafforzare i propri diritti sotto la legge dell’unione europea» in risposta all’uso senza licenza delle proprie opere e contenuti protetti dai provider di modelli GenAI ignorando le regole europee. Secondo i firmatari, questo è stato ignorato. «L’uso di modelli di GenAI e sistemi di produzione dei contenuti che fanno un uso estensivo dello scraping è già in corso. Il danno e la concorrenza sleale nei settori culturali e creativi si vede ogni giorno».
COSA DICE L’ARTICOLO 53
I creativi europei contestano in particolare il mancato rispetto dell’articolo 53 dell’AI ACT (Obblighi dei fornitori di modelli di IA per finalità generali) e in particolare l’obbligo di attuare «una politica volta ad adempiere al diritto dell’Unione in materia di diritto d’autore e diritti ad esso collegati e, in particolare, a individuare e rispettare, anche attraverso tecnologie all’avanguardia, una riserva di diritti espressa a norma dell’articolo 4, paragrafo 3, della direttiva (UE) 2019/790» (c). Inoltre, tali fornitori «redigono e mettono a disposizione del pubblico una sintesi sufficientemente dettagliata dei contenuti utilizzati per l’addestramento del modello di IA per finalità generali, secondo un modello fornito dall’ufficio per l’IA» (d).
RISULTATI SBILANCIATI
Nonostante il coinvolgimento di tutte le comunità nel processo di consultazione, scrivono i firmatari, il risultato finale non risponde alle preoccupazioni del settore e ai milioni di creatori e società attive in Europa. «Il risultato non è un compromesso bilanciato, ma un’opportunità mancata per proteggere in modo significativo i diritti di proprietà intellettuale nel contesto dell’IA generativa e non risponde alla promesse dello stesso AI Act». Da qui la richiesta di revisione del testo.
IL DOCUMENTO CONGIUNTO:
Joint-statement-AI-Act-Implementation-Package-_All-CCS
Nella foto, i firmatari della lettera. Tra loro: AAPA (Audiovisual Anti-Piracy Alliance), CEPI (European Audiovisual Production Association), EANA (European Alliance of News Agencies), EFJ (European Federation of Journalists), EGAIR (European Guild for Artificial Intelligence REgulation), EPC (Europea Producers Club), EWC (European Writers’ Council)
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