Come mai un genere la cui offerta seriale internazionale e al cinema cresce, non ha emuli nella produzione tv in Italia? Anche perché vanta una platea di appassionati mediamente giovane. Si confida nelle piattaforme, anche se…
C’è stato un tempo mitico in cui il mondo guardava all’Italia per capire in quale direzione andasse il cinema. Ma non solo quello dei grandi nomi, dei Fellini o dei Bertolucci. A fare scuola era anche quello di Serie B, quello “di genere”, dal peplum al “poliziottesco”, dalla commedia sexy allo spaghetti western, dalla fantascienza alla spy story. L’Italia poi guardava all’America, e riproponeva quei successi, ma in chiave “spaghetti”, appunto, riadattandoli al gusto locale e soprattutto ridimensionandone i costi. E in diversi casi superando il maestro americano, tanto da lasciare un’eredità importante per autori e registi di tutto il mondo. Questa grande capacità del nostro cinema “minore” fu la fortuna soprattutto di uno di questi generi, l’horror, che grazie al lavoro di registi come Aristide Massaccesi (Joe D’Amato), Lucio Fulci, Mario Bava e, soprattutto, Dario Argento, fece scuola ovunque. Italiani maestri dell’orrore, dunque. Eppure, quella grande capacità di spaventare il pubblico oggi sembra essersi diradata. Molti maestri se ne sono andati e non si vedono nuove leve; titoli horror o semi-horror prodotti in Italia si contano sulle dita di una mano (si stanno però affacciando alcune piccole novità, come Mimì il principe delle tenebre di Brando De Sica). Intanto, notizia di poche settimane fa, il canale specializzato americano NYX è sbarcato in Europa, per ora sul bouquet Freeview, nel Regno Unito; da noi, invece, è ormai storia Horror Channel, accesosi su Sky per soli quattro anni.
Eppure oggi assistiamo a un grande risveglio del genere in tutto il mondo. Fantasmi, zombie, vampiri, pazzi assassini, mostri, demoni e licantropi si sono impossessati delle nuove tv. L’horror arriva dal Nord America e dall’Europa, ovviamente, ma anche dal Medio e dall’Estremo Oriente, dall’Australia e dalla Russia. E l’Italia? La spagnola GECA, società di consulenza di livello globale per il settore audiovisivo, da noi interpellata per questo articolo, stima in soli tre titoli le serie horror prodotte in Italia dal 2015 a oggi. L’intervallo scelto non è casuale: il 2015 è l’anno in cui Netflix è arrivata anche in Italia. Nello stesso periodo ne sono state prodotte di più o anche molte di più, in vari Paesi. A stupire non sono tanto le 103 provenienti negli Stati Uniti o le 22 prodotte nel Regno Unito: quello che fa più rumore sono le 19 realizzate in Giappone o le 10 in Corea (peraltro di grande successo, da Kingdom a Hellbound, passando per Non siamo più vivi). Nella stessa Europa la Spagna è a quota 7, la Germania è a 10 e la Francia a 4. Ovviamente non è una sfida alla pari: se prendiamo per esempio la Spagna, gli anni di grande espansione dell’audiovisivo hanno fatto sì che si esplorassero molti più generi rispetto a noi. Forse, dunque, un primo motivo che spiega l’attuale pochezza della produzione horror italiana… è un semplice ritardo. È ancora presto però, forse, per andare a esplorare i generi di nicchia.
Da sempre metafora dei vizi e delle storture della società contemporanea (basti pensare ad American Horror Story), l’horror è abitato da mille personaggi che rappresentano il Male. Non tutti quelli della sala sono passati anche in tv, almeno per ora. Probabilmente per difficoltà produttive legate ad alcuni sottogeneri. Niente uccelli, squali, anaconde, piranha od orche assassine, per esempio (il cosiddetto Eco Vengeance, che per il momento prende la strada del thriller, come The Swarm). Eppure, proprio grazie all’estrema varietà di sottogeneri di cui è composto il racconto, sarebbe possibile individuare il formato più adatto alle corde nazionali (c’è chi, in qualche modo, ci sta provando). Ci sono le ghost series, con fantasmi, ectoplasmi e case infestate, dove spicca l’antologia di Netflix composta da The Haunting of Hill House, The Haunting of Bly Manor, La caduta della casa degli Usher (che fanno riferimento ai testi di Shirley Jackson, Henry James ed Edgar Allan Poe), e poi ci sono i mostri di Monarch (Apple Tv) e alcune linee narrative di Stranger Things (Netflix). Nella commistione di generi, l’horror sposa il fantasy e la fantascienza (Invasion di Apple Tv+ o 1899 e The Rain di Netflix). Ma è soprattutto nella lotta tra il sacro e il profano che l’orrore si impone con tutta la sua forza, basti pensare a Midnight Mass (Netflix), The Stand (MGM – Amazon Prime), Evil (Paramount+), Servant (Apple TV), o a storie che coinvolgono particolari comunità, “l’orrore della porta accanto”, come From (Paramount+), The Burning Girls (Paramount+), The Watcher (Netflix, ispirato a una storia vera) o Chapelwaite (TimVision, da un racconto di Stephen King). Per non parlare poi dell’archetipo degli zombie, che ha avuto il suo apice con The Walking Dead e i suoi spinoff, ma possiamo citare anche l’ultimo cult di HBO (The Last of Us, su Sky) o Z Nation (Netflix e Prime). Titoli tratti o da videogame o da fumetti, a riprova del lungo elenco di IP disponibili… A questo proposito vale la pena citare anche La nebbia (dall’omonimo titolo di Stephen King) o Penny Dreadful (Paramount+), che si ispira alle omonime pubblicazioni. Horror di maniera, psicologico, non necessariamente slasher o gore (i sottogeneri più “vividi”). L’elenco (internazionale) sarebbe davvero infinito.
Di fronte a questo sterminato elenco di “paure”, quali sono gli altri possibili motivi che frenano la produzione italiana? Intanto, non è vero che l’horror in tv non si possa fare perché mostra immagini che non si possono mostrare (perlomeno non lo è più per le piattaforme pay) e non è nemmeno vero che il genere non sia gradito al grande pubblico. Lo dimostrano il successo delle serie di produzione estera, ma anche quello dei festival cinematografici a tema, e quello della letteratura di genere. Le cause non vanno cercate nemmeno tra i costi, perché una bella storia può avere budget ridotti, come dimostra la tradizione italiana. E ancora, non è vero che non sappiamo fare l’horror. Ma allora perché? Ma che cos’è horror e cosa no?
L’articolo completo è stato pubblicato su Tivù di dicembre 2023, scarica il numero o abbonati qui
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