“Non potremo trattare con le forze politiche che mettessero in atto azioni criminali come la legge Gentiloni”. Questo ha detto ieri Silvio Berlusconi nel suo intervento telefonico alla kermesse “Neveazzurra”, ponendo così un vincolo al dialogo con Walter Veltroni sulla riforma del sistema elettorale. Le esternazioni del Cavaliere sono state poi precisate dal suo portavoce Paolo Bonaiuti che ha sì definitio il ddl Gentiloni un “obbrobbio giuridico” e una “operazione distruttiva”, ma che il dialogo sulle riforme non ha nulla a che vedere con essa. Le reazioni della maggioranza non si sono fatte attendere. Soprattutto da parte del ministro Gentiloni che, in un’intervista a “La Repubblica” ha definito i termini usati da Berlusconi “desolanti” e che il disegno di legge “ripristina le condizioni di concorrenza e pluralismo”. Il ministro ha scritto al presidente della Camera Bertinotti per ricordare l’urgenza dell’approvazione del testo. Anzi, ha auspicato un maggiore interesse da parte di tutte le forze di governo: “Quando è all’opposizione, il centrosinistra si alimenta di un antiberlusconismo anche eccessivo. Quando poi arriva al governo, il pluralismo informativo non sembra rientrare più tra le sue priorità”.
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