L’approccio degli autori italiani nei confronti dell’intelligenza artificiale è sperimentale, prevalentemente positivo, ma con non poche incertezze, in particolare in termini di autorialità e futuro. È quanto emerge da Il rapporto del mondo autoriale italiano con l’intelligenza artificiale, sondaggio realizzato da SWG, commissionato da WGI (Writers Guild Italia) in collaborazione con ANAC, 100autori e AIDAC e presentato nell’ambito della manifestazione Da Venezia a Roma e nel Lazio. Il sondaggio è stato condotto tra il 21 luglio e il 4 agosto 2025 su un campione di 363 professionisti del settore (51% sceneggiatori, 17% adattatori, 32% registi).
APPROCCI DIVERSI
Un autore su due utilizza strumenti di intelligenza artificiale, con modalità diverse a seconda del ruolo: gli sceneggiatori prediligono tool generalisti e gratuiti (come ChatGPT, Gemini o Claude), mentre i registi si orientano verso software specialistici e dedicati, da quelli per la generazione di immagini (come Ideogram e Artbreeder) e video (Runway, Luminar, per esempio). L’approccio è ancora prevalentemente positivo (56% verso il 43% di un atteggiamento più negativo) e sperimentale, con una logica di learning by doing, e solo 2 professionisti su 10 possono essere considerati veri esperti.
COME GLI AUTORI USANO L’IA
L’uso dell’IA ha un valore positivo se sfruttato per attività di ricerca e sintesi, organizzazione del lavoro e velocità nella creazione di un contenuto. Ambivalente il suo ruolo nelle attività di brainstorming, mentre prevale una percezione negativa in termini di creatività dei contenuti prodotti. In particolare, in questo senso, si sottolinea la mancanza di originalità e personalizzazione (soprattutto tra gli sceneggiatori), l’uso di un registro stilistico o di un linguaggio troppo uniforma e generico, l’assenza o la debolezza di un coinvolgimento emotivo o del tono espressivo (soprattutto tra gli adattatori).
Nella generazione di testi i tool di IA vengono usati soprattutto per tradurre e sintetizzare testi, mentre appare scarso l’utilizzo per la simulazione di dialoghi o situazioni o la generazione di nuovi testi a partire da un prompt. Gli sceneggiatori in particolare esprimono soddisfazione per l’IA per la revisione di bozze e canali informativi, mentre un regista su tre valuterebbe di firmare un film girato con l’IA.
IL CONCETTO DI AUTORE AI TEMPI DELL’IA
Si parla anche del concetto di autorialità: per il 53% degli intervistati il professionista del settore creativo che usa l’IA per generare contenuti può considerarsi l’autore del testo prodotto solo se l’IA è stata usata per integrare, correggere e affinare un contenuto originale nato e prodotto nella mente del professionista, ma per gli utenti più evoluti (20%) si è pienamente autori anche con contenuti generati dall’IA stessa dato che l’originalità sta nel modo in cui l’autore ha interrogato la macchina. Il 55% autorizzerebbe l’uso delle proprie opere per l’addestramento dei modelli di IA dietro pagamento di un giusto compenso. Il dato, però, varia a seconda delle categorie professionali: è d’accordo il 59% degli sceneggiatori, il 57% dei registi e solo il 36% degli adattatori, dove prevale il divieto di utilizzo.
IL FUTURO DELLA PROFESSIONE
Nel futuro, gli intervistati ritengono aumenterà la velocità che verrà richiesta ai professionisti nei tempi di realizzazione e consegna (80%), così come il livello di competenza tecnologica richiesto (79%). È pressoché unanime la preoccupazione sul calo dei posti di lavoro (89%), così come delle retribuzioni (81%) e le opportunità professionali (70%). Bassa anche la speranza in termini di libertà e indipendenza degli autori (68%).
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