L’ltalia sarà pure uno dei Paesi più “anziani” (secondo solo al Giappone), ma questa peculiarità potrebbe avere anche dei vantaggi, in termini economici, commerciali e …di tempo, la moneta più preziosa del mercato entertainment. Questa, in fondo, la chiave di lettura del Primo Rapporto Auditel-IPSOS presentato oggi a Milano nel convegno dal titolo evocativo, “Anziano sarà lei”, con la presenza di Paolo Lugiato, direttore generale di Auditel e Nando Pagnoncelli presidente di IPSOS Italia. Un rapporto che mira a smentire il pregiudizio, o meglio il cliché, degli anziani come sostanzialmente assenti dalle evoluzioni digitali dei consumi. Anzi, la fascia d’età dei 65+, o meglio, la coorte tra i 65 e i 74 anni, dimostra “elementi di fortissima analogia con la popolazione più giovane”, ha appunto spiegato Pagnoncelli. Si tratta, come ha ricordato Lugiato, del primo rapporto sul tema e avrà cadenza annuale proprio per verificare come questa fascia di popolazione si stia muovendo.
I NUOVI ANZIANI NELLA RICERCA BASE DI AUDITEL
Si parte, come sempre, dai numeri, e in particolare dalla Ricerca di Base Audietel (oltre 500 000 indirizzi estratti ogni anno, 20 000 interviste face-to-face e 14 000 colloqui individuali) che nella sua versione più aggiornata (settembre/dicembre 2024) evidenzia una presenza di 121,6 milioni di schermi (circa cinque a famiglia, dove per famiglia, per Auditel, intende chi vive sotto lo stesso tetto) con 43,9 milioni di televisori di cui 24,7 milioni connesse a internet e con un dato smart tv (23,1 milioni) raddoppiato in cinque anni, per un +131% (“in sintonia con i processi di sostituzione dei televisori tradizionali”, ha evidenziato Lugiato). Lo smartphone resta primo mezzo, con 77,7 milioni di unità e con un quarto delle famiglie che naviga solo attraverso di esso a fronte di una banda larga fissa ferma a una penetrazione del 65%.
Il 24% della popolazione italiana è over 65 ed è l’unica fascia d’età a essere cresciuta (+4% rispetto a 5 anni fa). Le famiglie composte da solo Over65 rappresentano il 27% della popolazione (+540.000 vs 2019) a fronte di un 23% di famiglie con minori (-670.000 sul 2019).
C’È ANZIANO E ANZIANO
Focus del Rapporto è la fascia d’età tra i 65 e 74 anni, coorte da ridefinire viste le sue abitudini, dotazioni, competenze e capacità di spesa. Secondo i dati forniti da Pagnoncelli, le famiglie composte esclusivamente da over 65 sono 6,6 milioni (+540 mila in cinque anni) e superano quelle con minori. Occorre però distinguere i 65-74 enni, attivi e iperconnessi, dagli over 75, ancora distanti dal digitale. Nei nuclei di soli 65-74 enni la penetrazione di Internet raggiunge il 92 %, la banda larga il 56 % e lo smartphone il 91 %; oltre metà possiede almeno una Smart TV, con una media di 2,9 dispositivi connessi per 1,5 componenti in media. La fruizione di piattaforme streaming in questa fascia è quasi raddoppiata (dal 14 % al 26 %), mentre i servizi BVOD triplicano (dal 5 % al 14 %). Abitudini, queste, che si avvicinano a quelle del resto della popolazione, allontanando dunque questa fascia d’età dallo stereotipo dell’anziano poco avvezzo al digitale e ancorato, per usare un termine decisamente passato di moda, al vecchio tubo catodico.
D’altro canto, chi oggi ha 67 anni ne aveva 46 nel 2004, anno del lancio di Facebook e 49 nel 2007, l’arrivo di YouTube. E, ancora, i 67enni di oggi sono i 50 enni dei primi iPhone (2008), di Instagram (2010) e si avvicinavano appena al 60 anni agli albori dello streaming (Netflix, classe 2015).
MATURI, NON VECCHI
I cosiddetti nuovi senior presentano livelli di istruzione e storie professionali allineati alla media, con il 10 % delle famiglie in classe socio-economica “Alta” e il 15 % in “Medio-Alta”, valori paragonabili a quelli dei nuclei ancora attivi. Ecco perché Pagnoncelli suggerisce di ripensare anche al target commerciale, quella fascia di pubblico che va tra i 15 e i 64 anni oggetto del desiderio degli streamcaster (soprattutto commerciali) e degli inserzionisti. “L’idea”, ha dichiarato, “è di ampliare le fasce d’età, anche banalmente in relazione alla capacità di spesa”. “Questa ricerca”, ha proseguito, “spiega come pensare a questa fascia d’età – soprattutto se considerata come un blocco unico, 65+, come reticente al cambiamento sia fuorviante”.
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