«Uno degli obiettivi dell’AI Act è dare agli autori, performer e altri aventi diritto strumenti per esercitare e rafforzare i propri diritti chiedendo ai provider GPAI (General-Purpose AI, i modelli di IA Generativa) di mettere in atto strumenti che aderiscano alla legge sul copyright in Europa e forniscano un sunto sufficientemente adeguato dei contenuti usati per l’addestramento». Questo intento non troverebbe riscontro nell’attuale stesura del GPAI Code of Practice, il codice di buone pratiche per l’intelligenza artificiale generativa che ha portato a un appello firmato da gruppi di addetti ai lavori, tra cui CEPI, l’associazione dei produttori audiovisivi europei.
La terza bozza del GPAI Code of Practice, dicono i firmatari dell’appello, si allontana dall’obiettivo preposto, riducendo ulteriormente i margini di assistenza per gli autori e senza nemmeno assicurare che i GPAI provider aderiscano all’AI Act o alla legge europea sul copyright. I firmatari accusano che le proprie proposte siano state ignorate nella stesura della bozza e che non dovrebbe essere approvata vista la mancanza di adesione con l’AI Act. Secondo quanto indicato nell’appello, sono ulteriormente ridotti gli obblighi di adesione alle regole europee sul copyright e allo stesso AI Act, scrivendo che i GPAI provider debbano fare «sforzi ragionevoli» per aderire, una definizione non ritenuta sufficiente. Verrebbe inoltre ridotta la responsabilità di assicurarsi che dataset di terze parti usati per l’addestramento non infrangano il copyright. «la terza bozza continua a rendere insignificanti i diritti di autori performer e altri aventi diritto su come scegliere di riservare i propri diritti», scrivono.
Qui il testo completo: Right holders’ joint statement on the Third Draft Code of Practice 28 March 2025
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