Agcom: la tv ha perso il primato dell’informazione

Eppure la tv, insieme a radio e stampa, resta una delle fonti più affidabili. Ecco il mondo media visto dalla Relazione annuale di Agcom
Giacomo Lasorella, presidente di Agcom (©Agcom)

«Se volessimo identificare un unico elemento, capace di rappresentare la portata del cambiamento in atto, forse il dato più significativo è che, almeno stando ai freddi numeri, la televisione non è più il principale mezzo di informazione per gli italiani»: Giacomo Lasorella, presidente di Agcom, non una mezzi termini nel presentare La Relazione annuale di Agcom sull’attività svolta e sui programmi di lavoro. Soltanto il 46,5% della popolazione adulta – dicono i dati dell’Osservatorio AGCOM sul sistema dell’informazione, pubblicati nel marzo 2025 – si informa con la televisione, laddove appena sei anni fa, nel 2019, questa percentuale era del 67,4%. Un italiano su due (il 52,4%), invece, utilizza la Rete per informarsi, con motori di ricerca, social media e siti web/app di quotidiani e periodici che sono diventate le principali porte di accesso all’informazione». Allo stesso tempo, però, «televisione, radio e carta stampata rimangono fonti informative ritenute più affidabili rispetto a social network e piattaforme». Da qui la necessità di una riflessione «sulla necessità di tutelare e salvaguardare l’informazione professionale, anche in applicazione dei principi del regolamento europeo per la libertà dei media, a tutela del pluralismo».

IL SETTORE MEDIA VISTO DA AGCOM
Secondo i dati contenuti nella Relazione, i ricavi del settore media stanno vivendo complessi cambiamenti, a partire dalla crescita delle piattaforme in ambito pubblicitario. I ricavi pubblicitari di queste ultime sono aumentati in sette anni di circa il 250%, arrivando a circa sette miliardi di euro nel 2023 (quasi 2 miliardi nel 2016). Con conseguenze anche sul SIC-Sistema integrato delle comunicazioni. Il quadro economico, «nonostante alcune persistenti debolezze», mostra nel 2024 segnali di ripresa. Rispetto al 2023 le entrate complessive sono aumentate del 3,2%, superando i 12 miliardi. Ciò si deve in particolare all’aumento dei ricavi da contenuti a pagamento (+4,3%), e in particolare per la televisione online, «che ha compensato il calo nelle vendite di copie di quotidiani e periodici». I ricavi pubblicitari crescono del 2,6%, grazie a tv e radio, mentre i fondi pubblici (principalmente il canone Rai (cresce dell’1,7%). La televisione, in temini di mercato, resta l’elemento portante del settore media, arrivando a generare il 72,8% degli introiti. «Più in dettaglio, nel 2024 il settore televisivo ha superato nel complesso gli 8,8 miliardi di euro, registrando un incremento del 7,3% rispetto al 2023». Agcom lo imputa principalmente a due fattori: la crescita della raccolta pubblicitaria (che mantiene un’incidenza del 35,8% sui ricavi complessivi) e, con maggior impatto, il marcato aumento degli introiti generati dalla vendita di abbonamenti e contenuti sui canali tradizionali e online.

GLI ASCOLTI
Sul tema della rilevazione degli ascolti, Lasorella ribadisce la posizione di Agcom e quindi la «necessità di pervenire in tempi rapidi ad una piena e completa rilevazione, secondo un metodo condiviso da tutti i soggetti del mercato, anche degli ascolti delle piattaforme digitali. Su questo tema, a tutela del mercato e a difesa dei principi costituzionali, l’Autorità segue con attenzione le riflessioni in corso da parte del mercato e si riserva di assumere le iniziative di propria competenza».

La Relazione annuale di Agcom

Il discorso del Presidente Giacomo Lasorella

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